Winter is coming

Come e quando il maltempo influenzerà la guerra in Ucraina

Winter is coming. Questa volta, però, non si tratta solo del motto di Casa Stark, reso celebre grazie all’immensa popolarità ottenuta della serie Game of Thrones. Infatti, il mese di settembre sta ormai giungendo al termine e le calde giornate estive rimangono solo un ricordo, in Italia quanto nel resto d’Europa.

L’autunno è ormai cominciato, soprattutto nell’Est Europa, dove le temperature sono già piuttosto ridotte e le giornate sono sempre più piovose. E questo, per tutti gli uomini e le donne schierate su entrambi i lati del fronte orientale, è un enorme problema.

Da sempre, la storia militare annovera il temibile inverno dell’Est europeo come una delle peggiori catastrofi da affrontare per qualsiasi esercito. E anche questa volta, non vi saranno particolari eccezioni.

Guerra d'inverno finno-russa
Soldati finlandesi durante la "Guerra d'inverno" contro l'Unione Sovietica, emblema del prossimo inverno ucraino
Situazione statica fra Donetsk e Lugansk

Nelle ultime settimane, la linea del fronte di Kharkiv è stata completamente sfondata dalle truppe ucraine, che sono riuscite a posizionarsi lungo la nuova linea posizionata sul fiume Oskil, costringendo i russi ad abbandonare innumerevoli centri abitati e posizioni controllate fin dai primi mesi di guerra.

Sul fronte meridionale di Kherson, invece, la controffensiva ucraina è stata ben più modesta nei risultati, complice la maggiore resistenza offerta dai difensori russi, ben consapevoli dell’impossibilità di ritirarsi facilmente oltre le acque del Dniepr.

Infatti, da qualche tempo, le artiglierie ucraine e i sistemi HIMARS hanno ripetutamente colpito il ponte Antonovskiy, – posizionato ad est dell’abitato – limitando seriamente la transitabilità del manufatto ed il trasporto di uomini, mezzi pesanti e rifornimenti da una sponda all’altra.

Una situazione di apparente stallo, inoltre, caratterizza l’intero settore del Donbass, dove si registrano continuamente scontri violenti e bombardamenti d’artiglieria, senza che, però, si registrino importanti successi tattici.

Scenari di guerra

Al netto di tali eventi, è possibile ipotizzare alcuni scenari sulla situazione militare dei prossimi mesi. Partendo dal presupposto che entrambi gli schieramenti hanno subito ingenti perdite di uomini e materiali, è difficile pensare che i comandi – ucraini quanto russi – vogliano lanciare nuove, importanti, azione offensive di rilievo in qualsiasi settore del fronte.

Molto probabilmente, l’azione offensiva ucraina proseguirà lentamente sia nel distretto di Kharkiv sia sul fronte meridionale di Kherson. A nord, l’obiettivo più plausibile corrisponderebbe al tentativo di spostare le linee russe ancora più indietro, fino al confine amministrativo del distretto di Lugansk.

Al sud, invece, l’azione militare ucraina avrebbe come obiettivo il logoramento delle imponenti forze russe (numerosi report stimano un numero compreso tra i 15 e i 23.000 uomini) parzialmente bloccate a nord del fiume Dniepr e la conseguente riduzione del territorio in mano agli uomini di Mosca.

Dal punto di vista russo, invece, risulta di primaria importanza esercitare una continua pressione, possibilmente seguita da avanzamenti territoriali, nei territori del Donbass, con l’obiettivo ultimo di allontanare le linee ucraine dall’abitato di Donetsk e la conquista dell’intero territorio dell’omonimo distretto amministrativo. Il costante afflusso di nuovi reparti, mezzi e rifornimenti – comprese numerose unità frettolosamente ritirate dal fronte di Kharkiv – sembra confermare tale intenzione e la centralità di questo fronte rispetto all’area di Kherson, Nikopol e Zaporizhzia.

Cronografia della controffensiva ucraina nel settembre 2022

Ottobre russo o ucraino?

Carro armato russo impantanato nel fango nel marzo 2022

Ovviamente, molto di quanto avverrà nei prossimi mesi sarà influenzato dalle condizioni metereologiche dell’area. I mesi di ottobre e novembre, in particolare, rischiano di imporre una temporanea pausa offensiva.

Infatti, questo periodo si caratterizza per costanti piogge e basse temperature, capaci di scendere rapidamente sotto lo zero nelle ore notturne.  Da un lato, le piogge sono destinate a trasformare le verdi campagne ucraine in immense distese di fango, difficilmente attraversabili dai pesanti mezzi corazzati e blindati attualmente in uso.

Tale problema, come già visto a fine febbraio e nel corso dello scorso marzo, è destinato ad affliggere anche l’immensa catena di rifornimenti, che rischia di essere seriamente rallentata nelle tempistiche e nella quantità di munizioni e risorse disponibili in prima linea.

Il pungente freddo, inoltre, è destinato a colpire l’efficienza degli uomini e dei mezzi che, per ovvi motivi, non possono più trovarsi al sicuro in semplici trincee e postazioni all’aria aperta, ma che necessitano di rifugi caldi e ben protetti dalle intemperie. Di conseguenza, è logico pensare ad una progressiva riduzione delle operazioni belliche, almeno per questi due mesi.

Tale condizione, inoltre, giocherebbe a vantaggio di entrambi gli schieramenti che, così, potrebbero aver il tempo per leccarsi le ferite e costituire nuove unità da impiegare nelle future operazioni.

Il Generale inverno

Nell’intervallo temporale che va da dicembre alla fine di febbraio, invece, si potrebbe assistere ad una nuova esplosione di combattimenti ed azioni offensive – magari anche di media importanza – vista la possibilità dei mezzi pesanti di operare nuovamente in campo aperto. Le rigide temperature di questi mesi, infatti, sono destinate a rendere il terreno nuovamente solido e compatto, permettendo così un maggiore raggio d’azione delle unità corazzate.

Non a caso, in passato, le forze armate sovietiche hanno spesso sfruttato questo particolare intervallo per lanciare nuove, importanti, azioni, coinvolgenti decine di migliaia di uomini e mezzi. Oggi, sebbene non vi siano le stesse disponibilità di uomini e le tecnologie siano cambiate radicalmente, la conformazione del campo di battaglia obbliga ucraini e russi a valutare attentamente queste condizioni, pena il possibile fallimento di qualsiasi azione militare e l’accumularsi di perdite ancora più ingenti. Tutto, dunque, è nelle mani del Generale Inverno.

Temperature in Ucraina

Lotta nel fango

"Entrambe le parti ora lottano nel fango autunnale. Il 6 ottobre [1941] era caduta la prima neve, insolitamente presto. Ben presto si sciolse, trasformando l'intero paesaggio nel suo abituale stato di assenza di strade - la rasputitsa, letteralmente il "tempo senza strade".... È un luogo comune attribuire la mancata conquista di Mosca da parte dei tedeschi all'improvviso cambiamento del tempo".

Eppure, a pensarci, le tecnologie moderne sono radicalmente cambiate dall’ultimo grosso conflitto in terra orientale. Com’è possibile, dunque, che freddo, gelo e neve possano ancora ostacolare così tanto i combattimenti?

Per prima cosa, non esiste attualmente alcun sistema innovativo capace di risolvere le problematiche dovute alla presenza di un terreno fangoso ed acquitrinoso. E già questo fatto riduce radicalmente la capacità di manovra dei mezzi corazzati e dei veicoli incaricati di rifornire le truppe al fronte.

In particolare, i primi due mesi di guerra hanno lasciato importanti testimonianze di questa storica problematica. Innumerevoli, infatti, sono stati i mezzi abbandonati – da entrambe le parti in causa – durante le fasi offensive o di rapida ritirata, poiché rimasti completamente bloccati nel fango ed impossibilitati a muoversi.

Consapevoli da tali problematiche, russi e ucraini sono stati costretti a combattere lungo le principali vie di comunicazione, generalmente dotate di una solida copertura in asfalto, e nei centri abitati. Ovviamente, tutto ciò ha avuto delle serie conseguenze sugli esiti degli scontri, in gran parte a vantaggio dei difensori, che hanno potuto sfruttare la concentrazione di fuoco sui punti più caldi del fronte.

In secondo luogo, rigide temperature, maltempo e neve costituiscono il più temibile avversario della guerra mobile. Non bastano, infatti, apposite attrezzature e pesanti indumenti invernali per vincere una guerra. Per far sì che un esercito riesca a combattere in questa stagione, vi è la primaria necessità di stabilire una lunga serie di rifugi, postazioni interrate, bunker e avamposti perfettamente riscaldati ed equipaggiati con quanto necessario alla vita quotidiana.

In assenza di ciò, si corre il rischio di esporre un enorme numero di uomini a soffrire pesantemente all’aria aperta, con tutte le possibili conseguenze immaginabili. Piede da trincea, congelamenti, influenze, dissenteria, lesione dei tessuti ed ipotermia sono solamente alcune delle principali avversità causate della mancanza di un adeguato riparo.

 Sono, a ben pensarci, gli stessi fastidi che hanno causato migliaia e migliaia di vittime nel corso della campagna napoleonica di Russia, dell’invasione (e conseguente rotta) dell’Asse in Unione Sovietica e della guerra in alta montagna, sperimentata da italiani e austriaci nel corso della Grande Guerra.

Guerra di trincea nel Donbass

Armi inceppate e primi soccorsi

Una colonna della Wehrmacht cerca di trascinare un mezzo leggero nella pianura ucraina nel novembre 1941

A soffrire il freddo, però, non vi sono solo gli uomini, ma anche i veicoli e le armi, leggere e pesanti che siano. Da un lato, vi è il rischio di assistere ad una progressiva riduzione dei mezzi da trasporto e blindati disponibili a causa dell’incremento di problematiche meccaniche. Dall’altro, invece, vi è il rischio di dover impiegare armi individuali e di squadra potenzialmente esposte ad inceppamenti e malfunzionamenti ripetuti.

Ovviamente, anche le artiglierie e gli esplosivi sono esposti a possibili alterazioni delle proprie funzioni. Fatto che, nel lungo termine, rischia di rivelarsi piuttosto pericoloso per gli operatori e per chi si aspetta un adeguato supporto da parte delle armi pesanti. Le uniche soluzioni? Un adeguato sistema di caldi rifugi ed una massiccia logistica alle spalle, capace di fornire qualsiasi intervento di riparazione necessario in tempi rapidi.

Non per ultimi, ovviamente, vanno elencati gli aspetti che hanno a che fare con la possibilità di offrire una possibilità di sopravvivenza ai combattenti di prima e seconda linea. Prestare cure mediche e di primo soccorso, in genere, è una delle attività più complesse da effettuare sul campo di battaglia. In condizioni ottimali, un operatore sanitario deve agire in condizioni estreme, spesso sotto il fuoco nemico o col rischio di diventare un facile bersaglio. In moltissimi casi, gli strumenti a disposizione sono completamente sproporzionati rispetto alla gravità delle ferite e dei traumi da battaglia che, così, richiedono un’estrazione immediata dei feriti.

Non sarà difficile, a questo punto, comprendere quali possano essere le difficoltà di prestare cure sanitarie d’emergenza con temperature proibitive, sotto la pioggia costante e nel gelo d’Ucraina. Vista l’impossibilità di prestare soccorso in stazioni improvvisate, anche in questo caso risulta necessario equipaggiare le retrovie di un efficiente sistema di rifugi-ospedale al caldo ed una rapida linea di evacuazione dei feriti.

Soccorsi dopo l'alluvione seguita all'attacco missilistico al Karachunivske Reservoir
Dichiarazioni dalla Cecenia

Hanno commesso degli errori e credo che ne trarranno le dovute conclusioni. Se non cambieranno la strategia di conduzione dell'operazione militare speciale nei prossimi giorni o due, sarò costretto a contattare i vertici del Ministero della Difesa e la leadership del Paese per spiegare la reale situazione sul campo.

 Al momento, però, una tale struttura esiste solamente lungo il fronte del Donbass, ormai stabile dal 2015. Tutto il resto della linea, invece, a nord quanto a sud, si presenta completamente sguarnita di difese passive e strutture di una certa rilevanza.

Qui, complici i numerosi e rapidi cambiamenti nel fronte, non vi sono altro che sezioni di trincea e postazioni interrate individuali (dette Foxholes). Postazioni che, per quanto possano rivelarsi utili in periodi caldi, non sono assolutamente adatte al periodo invernale.

Allora, al netto di questo particolare scenario, è facile immaginare quanto possa accadere dal punto di vista militare, almeno fino alla prossima primavera.

La recentissima mobilitazione parziale dei riservisti in Russia, inoltre, sembra confermare queste ipotesi. Impossibile, per quanto si tratti di personale con precedente esperienza militare, rinvigorire le unità al fronte in tempi eccessivamente rapidi. Ancora più lungo, invece, il processo di formazione di nuove unità che, difficilmente, saranno pronte al battesimo del fuoco prima della fine dell’anno.

L’intero pianeta, nel frattempo, rimane col fiato sospeso.

La voce di Menerva

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