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Alla disfida del Wisconsin
Con le elezioni presidenziali americane del 2024 all’orizzonte, il clima politico si fa incandescente, e i candidati principali, Kamala Harris e Donald Trump, adottano una strategia nettamente diversa per conquistare il favore del paese e raggiungere i fatidici 270 Grandi elettori.
Harris e il suo team puntano a costruire una narrativa di continuità e cambiamento, cercando di consolidare il supporto tra i giovani e le minoranze, grazie a una macchina elettoriale ben oliata. Trump si rivolge alla sua base storica nell’America profonda, attira outsiders ex democratici e prova a fare qualche mossa fuori dagli schemi.
Tenere il Blue Wall: la Strategia della campagna democratica
Il flop al dibattito presidenziale di Joe Biden, che ha mostrato i suoi limiti cognitivi e fisici al mondo, ha catapultato la Vice-president Kamala Harris alla ribalta, sospinta dai big del Partito, nell’impossibilità di trovare un’alternativa prima della Convention democratica.
L’onda positiva della convention si è trascinata per circa un mese, ma la “luna di miele” con gli elettori sembrerebbe essere terminata e la battaglia con Trump resta all’ultimo voto.
La Ferrari di Kamala, una macchina da voto
La campagna di Kamala Harris si distingue per una ben strutturata operazione sul campo, apparizioni mirate sui media e una strategia di comunicazione articolata.
Harris punta a mobilitare un ampio spettro di elettori che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca nel 2020, tra cui moderati, indipendenti e le cosiddette minoranze: latinos, afro-americani, asiatici.
Al centro della democratica c’è il “ground game”, una macchina che comprende oltre 2.500 membri dello staff distribuiti in più di 350 uffici negli stati chiave come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. La sua campagna ha enfatizzato le interazioni faccia a faccia attraverso il porta a porta e gli eventi di comunità, con l’obiettivo di costruire una rete di rapporti a livello locale, arrivando a bussare a oltre 600.000 porte in una sola settimana.
Questo approccio punta a consolidare il cosiddetto “muro blu” o “Blue Wall” nella Rust Belt, dove la campagna ritiene che il coinvolgimento personale possa ispirare un maggiore afflusso tra gli elettori indecisi o quelli meno propensi a votare.
Oltre all’attività porta a porta, la campagna di Harris ha organizzato “town halls”, discussioni comunitarie ed eventi di formazione per la sua legione di volontari, tutti volti a promuovere un profondo senso di coinvolgimento comunitario nella sua campagna, in una zona che sta attraversando ancora una profonda crisi da de-industrializzazione che ha portato Trump a vincere nel 2016.
In questa strategia si iscrive il radicamento nelle organizzazioni locali e il coinvolgimento dei leader nelle comunità delle minoranze, che fanno da voci di fiducia nei loro quartieri. Lavorando a stretto contatto con attivisti di base e “influencer locali”, la campagna di Harris ha cercato di amplificare il suo messaggio e il suo profilo di donna figlia di immigrati, in modo che risuoni nelle specifiche comunità etno-sociali.
La scelta di Tim Waltz, governatore bianco del Minnesota e insegnante di scuola, controbilancia l’investimento nelle “minoranze” e vuol far da contraltare a JD Vance, per contendere la Rust Belt, per non cedere completamente ai repubblicani la rappresentanza simbolica di questa fascia cruciale.
Tutti contro Trump: appello a moderati e indipendenti
Con un candidato avversario dalle idee così forti, la campagna democratica punta sui cosiddetti moderati, gli indipendenti e anche a quei repubblicani che potrebbero sentirsi disconnessi dall’attuale direzione del GOP in versione MAGA.
Ha imbarcato voci conservatrici di rilievo, come l’ex rappresentante al Congresso Liz Cheney, figlia del Vice-presidente dell’era Bush. In particolare, il messaggio di Harris è stato modellato per attirare le donne con un’istruzione universitaria che vivono nei sobborghi della classe media, un gruppo demografico chiave in bilico.
Aborto, libertà civili ed equità economica, sono stati i cavalli di battaglia della sua campagna, dopo aver preso il testimone da Joe Biden.
Pur lanciando strali contro Trump nelle interviste con i media, ha cercato di offrirsi come una una candidata che valorizza il bipartitismo e il dialogo costruttivo con l’altro partito, per cercare di attirare gli elettori stanchi della polarizzazione politica dell’America.
Per scavalcare il recito del suo elettorato tradizionale la campagna di Harris ha fatto appello agli elettori rurali, tradizionalmente inclini a votare per i repubblicani, parlando di investimenti infrastrutturali, accesso alla banda larga e sostegno all’agricoltura.
Dai sondaggi però il cleavage ormai classico fra America urbana e America rurale, che si vede plasticamente dalla mappa elettorale in cui ci sono isole democratiche (molto popolose) circondate da una marea rossa repubblicana.
Media e Digitale: giovani e minoranze
Se sugli elettori della middle America è difficile far presa, con la subcultura universitaria molto allineata con la piattaforma democratica, i giovani sono una platea più congeniale.
Kamala è apparsa sui media che fanno appello direttamente a loro, apparendo su podcast non politici come “Call Her Daddy” e “All the Smoke”, con l’idea di coinvolgere un pubblico poco interessato alla politica ma focalizzato sulle questioni sociali e alle libertà personali.
Questa attività di sensibilizzazione, combinata con una massiccia strategia di pubblicità digitale su piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube, mira a risuonare con gli elettori giovani che danno priorità all'”inclusività”.
Democrazia, la giustizia sociale e opportunità economiche, sono i temi con cui cerca di incrociare il pubblico giovanile, collaborando con personalità dei social media che hanno un forte seguito.
Nell’era dell’AI, la campagna di Harris non poteva che utilizzare l’analisi dei dati per targetizzare segmenti specifici di elettori con messaggi personalizzati. Analizzando le tendenze dei social media, i dati dei sondaggi e altre metriche, ormai le campagne sono in grado di creare spot pubblicitari che parlano direttamente alle preoccupazioni dei diversi gruppi di elettori, dal cambiamento climatico per i giovani ambientalisti alla cancellazione del debito studentesco per i neolaureati.
Militanti infuocati e nuovi elettori: la strategia di Trump
La campagna di Trump, dopo aver rapidamente schiacciato gli avversari nelle primarie repubblicane, si è mossa lungo un solco già adottato nelle tornate precedenti, con qualche variazione.
Il miracoloso fallimento dell’attentatore di Butler, che è andato vicinissimo ad ucciderlo, e il secondo tentativo sul campo da golf hanno infuocato la base e creato un alone quasi messianico che è stato sfruttato nei comizi per provare a far risuonare le corde dell’elettorato religioso.
Il messaggio sottostante resta lo stesso: sicurezza economica e alle frontiere e America First.
"Trump Force 47"
Anche la campagna di Trump ha cercato di creare un “ground game” più strutturato, che nelle scorse tornate era prerogrativa dei democratici.
Dalla Precint Strategy di Steve Bannon alla Trump Force 47, si sono moltiplicate le iniziative per coinvolgere potenziali elettori e premiarli per aver raggiunto obiettivi specifici.
Il programma “Trump Force 47” resta una strategia focalizzata sulla sua base, mirando a massimizzare l’affluenza tra i suoi sostenitori, in particolare espandendo l’outreach ai giovani uomini conservatori.
Questo approccio guidato dai pari non solo aiuta ad attivare gli elettori “a bassa propensione”, ma approfondisce anche la lealtà e l’entusiasmo dei sostenitori di Trump, rendendoli partecipanti attivi nel suo sforzo di rielezione.
Anche la scelta di JD Vance, autore di “Hillibilly Eulogy”, con una biografia che impersona una storia di riscatto molto americana e parla all’America profonda, è funzionale a rafforzare il legame con la classe lavoratrice bianca, suo storico bacino elettorale.
Podcast e alta energia
Anche Trump e il suo vice JD Vance hanno tenuto una presenza mediatica attraverso i social media, in particolare X e Truth, e sono apparsi in podcast come Joe Rogan. I suoi raduni, nel frattempo, offrono un’opportunità di coinvolgimento diretto degli elettori, enfatizzando temi come l‘inflazione, law & order e la difesa nazionale.
Dopo un dibattito molto positivo contro Joe Biden e un secondo contro Kamala Harris, che è stato generalmente giudicato perdente: Trump ha limitato la sua presenza televisiva a qualche apparizione su Fox News, puntando su altre forme di comunicazione. Una strategia che ha consentito alla sua campagna di rimanere visibile e rilevante, senza essere presente sulle cable news TV con una copertura più ostile.
Eventi di alto profilo, come il rally al Madison Square Garden, sfruttano il suo brand personale di tycoon di successo della Grande Mela, vanno talvolta a sconfinare in aree tradizionalmente democratiche, in modo da costringere la campagna democratica a investire risorse per assicurarsi stati dati per sicuri.
I grandi raduni, spesso tenuti negli stati chiave e con un linguaggio iperbolico, hanno il duplice obiettivo di infondere energia ai suoi sostenitori, con discorsi che affrontano questioni locali e endorsement di figure di rilievo come sindaci della zona, sindacalisti delle forze di polizia o altri gruppi di interesse.
Bypassando i tradizionali mezzi di informazione, Trump è in grado di controllare il suo messaggio, evitare l’inquadramento critico dei media mainstream e mantenere la sua base informata in tempo reale.
Unito alle frecciate di Elon Musk su X, il continuo barrage di post, anche ad ore improbabili, di Trump in prima persona, consente di rispondere rapidamente agli sviluppi delle notizie, assicurandosi che la sua prospettiva sia tra le prime che i suoi sostenitori incontrano quando si verificano eventi significativi e le stesse gaffe che emergono saltuariamente danno un senso di genuinità ai suoi sostenitori.
Economia e Immigrazione
Con l’economia come questione principale per l’81% degli elettori, la campagna di Trump si concentra sulle preoccupazioni della classe media, evidenziando la crescita dell’inflazione e l’impatto delle politiche economiche “green” sulle spese familiari.
Il suo messaggio si concentra su promesse di crescita e prosperità, validate dai record economici registrati dalla sua precedente amministrazione prima della pandemia (che i democratici attribuiscono ad Obama).
La domanda “Stai meglio ora o 4 anni fa?” risuona spesso, evocando la nostalgia per il suo primo mandato, decantato come un periodo di boom economico e stabilità politica internazionale, senza guerre.
Tagli alle tasse compensati da dazi all’importazione, deregolamentazione legislativa e indipendenza energetica basata sulla ripresa delle fonti fossili sono i tre elementi che propone agli elettori preoccupati per l’aumento del costo della vita.
Sull’immigrazione, notoriamente Trump propone una posizione ferma sulla sicurezza delle frontiere, mettendo in luce i pericoli dell’immigrazione illegale, collegandola alla criminalità, all’epidemia di droghe come il Fentanyl e alla concorrenza economica per i lavori a basso salario.
Iconici sin dal 2016 sono i suoi piani per completare il muro di confine “Build the Wall”, aumentare i finanziamenti per la pattuglia di frontiera e applicare politiche di immigrazione più severe, fino alla deportazione nei paesi di provenienza degli immigrati illegali.
Presentando l’immigrazione come una questione di sicurezza nazionale, Trump non solo rafforza la sua immagine di leader forte, ma risuona presso gli elettori preoccupati per i cambiamenti culturali e demografici troppo rapidi e soprattutto affonda nelle preoccupazioni sui salari delle classi sociali più disagiate, guadagnando consenso anche fra ispanici, asiatici e, con incidenza minore, fra i maschi afroamericani.
Percorsi divergenti verso il 5 novembre
Entrambi hanno bisogno delle stesse cose per vincere: portare gli elettori simpatizzanti ma poco propensi al voto alle urne e vincere in almeno 3 stati del Midwest o della Sun Belt.
Kamala Harris può contare sul sostegno di una macchina elettorale territoriale formidabile, un profilo personale e temi che coinvolgono fortemente donne suburbane e alcune minoranze ma è molto meno “appealing” di Joe Biden nel Midwest.
Trump invece con il suo linguaggio pirotecnico e le sue posizioni continua ad alienare la “Coastal America” liberale ma ha espanso il suo consenso in un segmento delle minoranze e degli indipendenti con l’endorsment degli ex dem Kennedy Jr e Tulsi Gabbard.
Le elezioni americane sono molto lunghe, fra il voto per posta e il voto anticipato, i 5 novembre e una battaglia che si prospetta lunga anche sul piano legale nel caso di riconteggi o segnalazioni di brogli.
Le policy a livello sostanziale non sono così distanti rispetto a quanto può emergere in superficie, in particolare sul dossier cardine del XXI secolo: il rapporto con la Cina.
Le asprezze dell’ultimo decennio lasciano in dote una superpotenza così profondamente polarizzata che renderà molto difficile al prossimo Presidente, chiunque sia, parlare all’Altra America.