L’azzardo di Hamas

Analisi tattica dell’incursione in territorio israeliano

Analisi tattica dell’incursione

Una singola mattinata è stata capace di cambiare il corso della storia contemporanea, originando una delle più grandi campagne militari israeliane all’interno del territorio palestinese che il mondo abbia mai visto. Ma all’origine di tutto vi è un breve orizzonte temporale nel quale una milizia armata irregolare è riuscita a violare una delle linee di confine maggiormente monitorate e difese attualmente esistenti. 

Si tratta di quella fascia di territorio che circonda il territorio palestinese della Striscia di Gaza, dividendolo dai numerosi insediamenti arabo-israeliani posti lungo il confine, dove si trovano innumerevoli basi, avamposti e postazioni fortificate dell’IDF, ossia l’esercito israeliano. Nel corso della seguente analisi verrà ripercorso l’intero attacco, così da permettere di comprendere come e perché Hamas sia riuscita ad ingannare il sistema di difesa e d’intelligence dello stato israeliano.

Cronologia dell'assalto

Danni causati dall'esplosione di un razzo di Hamas
Danni causati dall'esplosione di un razzo di Hamas

Ore 6.30 di Gerusalemme. Nel giro di venti minuti, una pioggia di circa 5.000 razzi di produzione artigianale viene riversata all’interno dello stato d’Israele dai territori della Striscia di Gaza. L’attacco si dimostra così intenso da saturare, in certi momenti, le difese antiaeree israeliane, con la conseguente caduta al suolo di numerosi di questi ordigni. 

Nel frattempo, miliziani armati di Hamas e di altre milizie alleate, si impegnano a smantellare rapidamente la gran parte dei sistemi di sorveglianza e di tiro automatico posti lungo la linea di confine, in particolare impiegando droni commerciali riadattati per trasportare ordigni esplosivi, così come ampiamente visto sui fronti mediorientali e dell’Ucraina. 

Una volta accecate le principali difese, vengono fatte detonare numerose cariche esplosive nella rete di confine, aprendo così dei varchi dai quali almeno 2.900 miliziani armati iniziano la vera e propria invasione di Israele. Nel frattempo, un commando composto da almeno una dozzina di uomini si dirige – per mezzo di deltaplani motorizzati equipaggiati con due uomini armati ciascuno – nei dintorni di Re’im, dove è in corso un festival musicale al quale partecipano migliaia di persone provenienti da tutto il mondo.

I paracadutisti, una volta toccata terra, danno il via ad un’azione omicida principalmente indirizzata all’eliminazione e al rapimento di innumerevoli giovani qui presenti, con un bilancio definitivo di circa 250 vittime. Le truppe di terra, invece, una volta attraversati i sette varchi principali, si riversano rapidamente – principalmente impiegando motociclette, auto e altri veicoli – sulle numerose posizioni dell’IDF dell’area e sui villaggi agricoli di confine. In breve tempo il blitz si dimostra un successo. 

Decine di soldati israeliani vengono uccisi negli scontri a fuoco, spesso venendo colti completamente di sorpresa all’interno delle proprie basi e delle proprie camerate. Lo stesso avviene lungo la fascia costiera, dove numerosi incursori palestinesi riescono a sbarcare in territorio israeliano e a infliggere pesanti danni in fatto di perdite umane e materiali. Numerosi, ovviamente, sono anche i prigionieri catturati e rapidamente trasportati all’interno della Striscia.

A dare un supporto agli uomini a terra, ovviamente, ci pensano i droni armati che, una volta eliminate le difense al confine, si spingono alla ricerca di bersagli all’interno del territorio, venendo ripetutamente utilizzati per contrastare i carri armati Merkava e le fanterie. Incapaci di sostenere un assalto così ben pianificato ed eseguito, sono innumerevoli i soldati israeliani che si ritirano e fuggono, lasciando grandi quantità di veicoli ed armamenti in mano nemica. 

Massima penetrazione palestinese all'interno del territorio israeliano
Massima penetrazione palestinese all'interno del territorio israeliano

Il contrattacco israeliano

Esemplare di carro armato Merkava Mk 4
Esemplare di carro armato Merkava Mk 4

La situazione è tanto dinamica e difficile da gestire che, intorno a mezzogiorno, i miliziani di Hamas hanno ottenuto il controllo di almeno quattro villaggi di confine, poi passati a sette. A Sderot, principale centro abitato dell’area, Hamas ottiene il controllo di gran parte dei quartieri cittadini, riuscendo ad espugnare il locale centro di polizia. Ciò che succede poi è una lunga battaglia urbana destinata a coinvolgere i principali villaggi catturati.

La reazione israeliana, tuttavia, si dimostra piuttosto disomogenea e, spesso, inefficace, almeno nelle prime ore di combattimenti. Dai numerosi video disponibili in rete fin dalla mattina dell’assalto, emerge che i maggiori danni siano stati causati dal panico conseguente la sorpresa dell’assalto, che nessuno – dai comandanti delle guarnigioni di confine alla leadership del Mossad – era stato precedentemente in grado di individuare

L’attacco di terra, unito a quello ottenuto con improvvisati mezzi aerei, ha permesso in breve tempo ad un numero consistente di uomini di penetrare in profondità all’interno di un territorio dove, rotte le principali difese, non vi erano ostacoli capaci di arrestare l’avanzata lungo il corso delle principali vie di comunicazione. Solamente in certi casi, infatti, l’azione isolata di unità militari e di polizia è riuscita ad interrompere la furia bellica palestinese.

Il fallimento sul mare

Differente, invece, la situazione sul mare, dove la gran parte degli assalti anfibi e subacquei di Hamas e alleati si è dimostrata vana a causa del sistema di intercettazione del naviglio leggero israeliano, che è stato facilmente in grado di affondare gran parte dei mezzi impiegati nell’assalto e di uccidere la totalità degli assalitori. 

Di grande utilità si sono dimostrate anche le difese subacquee, che hanno permesso di neutralizzare l’operato dei sommozzatori armati prima che raggiungessero le spiagge. Solamente in un caso, quindi, il blitz anfibio palestinese si è dimostrato un successo, con la cattura di una base e l’eliminazione di gran parte del personale militare qui impiegato.

Analizzando maggiormente nel dettaglio le disponibilità di Hamas e alleati, va assolutamente menzionato il fatto che la velocità d’azione e di movimento abbia rappresentato un game changer, portando così una milizia armata principalmente con armi leggere e sistemi anticarro RPG a mettere fuori combattimento numerosi mezzi corazzati. 

Nel corso dell’assalto, infatti, sono stati limitatissimi – se non addirittura assenti – i casi di impiego dei ben più letali e sicuri sistemi anticarro ATGM, che in questo caso hanno lasciato il posto ai ben più vecchi lanciagranate spalleggiabili. Eppure, ampia disponibilità di fuoco e velocità si sono dimostrati un binomio decisivo, capace di annullare il vantaggio rappresentato dalla disponibilità immediata di numerosi carri Merkava e di altri corazzati per il trasporto delle fanterie armati con mitragliatrici pesanti. 

Sistemi che, invece, si sono rivelati fondamentali per le operazioni di terra israeliane mirate alla ricattura dei villaggi passati sotto controllo palestinese, dove i mezzi pesanti hanno fornito copertura e supporto alle fanterie e alle forze speciali.

Esemplare di RPG 7 con testata anticarro PG-7VR
Esemplare di RPG 7 con testata anticarro PG-7VR

I punti chiave dell'attacco

Si tratta, dunque, di un breve elenco che permette di riassumere gli elementi chiave che potrebbero facilmente divenire una costante nella conduzione della guerra irregolare da parte dei gruppi armati – di qualsiasi credo politico e religioso – attualmente esistenti, soprattutto se condotti in un territorio favorevole e difficilmente difendibile rispetto alle pianeggianti campagne israeliane, dove la natura e la conformazione del terreno offrono poche difese e nascondigli. 

Ma tale episodio rappresenta anche una lezione pratica di fondamentale importanza per gli attori statali, che spesso sembrano far affidamento in maniera eccessiva sulle tecnologie e sui sistemi a controllo remoto. L’attacco palestinese, infatti, ha dimostrato per l’ennesima volta che ciò che farà sempre la differenza su un campo di battaglia sono i singoli uomini, che se ben addestrati e comandati, possono facilmente prevalere sulle tecnologie di ultima generazione.

Al netto di tutto ciò, quindi, vale assolutamente la pena riassumere in breve gli elementi che hanno permesso il successo offensivo di un gruppo armato irregolare su un nemico nettamente superiore in fatto di uomini, armamenti e tecnologie. Essi sono:

Andrea De Poli

Andrea De Poli

Classe 1996, si è laureato nel 2020 in Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, perfezionando, in seguito, gli studi in Affari Strategici presso la LUISS di Roma.
Ha lavorato in precedenza per il gruppo aziendale di famiglia, mentre ora ricopre il ruolo di analista per Menerva. Da sempre dedica una parte del proprio tempo libero allo studio dei principali conflitti armati, sociali e politici del Novecento e dei giorni nostri. Negli anni, ha destinato una particolare attenzione anche all’intero contesto sociale, politico ed economico del Medio Oriente, dell’Ucraina e dell’Africa Settentrionale. Nel 2021 ha pubblicato “Hezbollah: Storia, organizzazione
e dottrina del Partito di Dio”.

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