Guerra di trincea – riflessioni tattiche e armamenti (parte 2)

Riflessioni sulle tattiche e sugli armamenti della guerra di trincea

Riflessioni e tattiche

La fase di assalto

Dopo mesi di scontri sanguinosi, è possibile dedurre alcune conclusioni in merito alla moderna guerra di trincea. Per prima cosa, è assai plausibile che il presente conflitto – così come tutti i futuri scontri tra contendenti di pari livello tecnologico e tattiche – sia destinato a diventare sempre più una guerra combattuta nelle trincee, dove l’esito delle battaglie viene deciso da un mix di tattiche, armamenti ed eroismo individuale.

In secondo luogo, è logico dedurre che, in base a queste riflessioni, sia prioritario formare e preparare i componenti di una Forza Armata a combattere ed operare in questo difficile contesto. Nel caso in cui non fosse possibile, per qualsiasi possibile ragione, formare ogni soldato a combattere in tale ambiente, vi è la necessità di destinare a tali operazioni solamente personale formato in maniera specifica.

Infatti, la formazione e l’addestramento di reparti d’assalto specifici porterebbe non solo ad un’ottimizzazione dei costi di formazione, ma anche ad una drastica riduzione delle perdite dovute ad errori, mancanza di preparazione o ad un errato profilo psicologico. Le unità addette alle operazioni di assalto e pulizia delle trincee, visti i numerosi successi ottenuti, dovrebbero imparare ad operare costantemente col supporto ed in coordinamento coi droni – da osservazione o armati che siano – così da avere sempre una precisa idea del contesto operativo e del posizionamento del nemico.

Questi, infatti, si sono dimostrati ancora più efficaci dei più ingombranti mezzi blindati o corazzati in questa particolare tipologia di combattimento.

Carro armato coperto
I carri armati vengono impiegati nelle difese statiche, limitando le perdite
trincee-dintorni-di-Bakhmut
Sistema trincerato nell'area di Bakhmut. Dopo la sanguinosa battaglia durante i mesi invernali, entrambi gli eserciti sono trincerati dietro difese profonde

Per ovvie ragioni, è facile riconoscere che la tecnica d’infiltrazione sia la modalità meno rischiosa – e spesso anche meno onerosa in fatto di perdite umane – per assaltare una postazione fissa ed interrata. Tuttavia, come ben evidenziato, è possibile ricorrere ad essa solo in presenza di determinate caratteristiche del terreno e della linea del fronte. In tutti gli altri casi, in mancanza di una valida alternativa, sembra che l’assalto frontale rimanga l’unica soluzione possibile. In questo caso, sarebbe consigliabile un ottimo lavoro coordinato di fanteria, mezzi blindati ed artiglierie. 

Infatti, tenendo conto che negli assalti vengono impiegate squadre di 6 – 12 uomini, sarebbe consigliabile l’impiego di un singolo mezzo blindato quando possibile. L’impiego di veicoli in massa su una piccola area di fronte, da quanto si è visto, spesso può portare a tragiche conclusioni, soprattutto nel caso in cui vi siano campi minati. 

L’impiego di un singolo veicolo, inoltre, non solo andrebbe a semplificare le operazioni di avvicinamento all’obiettivo, aumentando la velocità dell’assalto, ma anche rappresenterebbe un bersaglio più difficile da colpire per il possibile fuoco di sbarramento delle artiglierie nemiche. Ovviamente, al fine di ridurre al minimo il pericolo rappresentato dalle armi poste a protezione della trincea, sarebbe necessario impiegare un preciso tiro delle artiglierie per tutta la fase di avvicinamento, così da garantire una copertura costante agli attaccanti e neutralizzare la resistenza dei difensori. 

Una volta giunti in prossimità dell’obiettivo, ovviamente, il fuoco d’artiglieria dovrebbe immediatamente cessare, lasciando esclusivamente i droni in supporto, così da ridurre al minimo il rischio di perdite da fuoco amico.

le operazioni di pulizia

Una volta giunta a destinazione la squadra d’assalto dovrebbe rapidamente passare all’assalto della trincea, così da evitare di trovarsi sotto il fuoco dei difensori, ormai non più ostacolati dall’artiglieria. In questo contesto, ovviamente, è assai consigliabile l’impiego di alcune bombe a mano contro le postazioni più esposte o dove vi sia il sospetto della possibile presenza dei difensori, così da facilitare l’ingresso nella trincea.

A seconda del numero degli uomini disponibili, sarebbe consigliabile dividere la squadra principale in due gruppi più ridotti, il primo incaricato della pulizia della trincea e il secondo addetto, inizialmente, a fornire un fuoco di copertura dall’esterno. Il primo gruppo incaricato di discendere nella trincea dovrebbe essere composto da 3 o 4 uomini, armati con fucili d’assalto e bombe a mano.

L’ingresso nella trincea dovrebbe avvenire in un singolo punto, così da permettere alla squadra attaccante di avanzare da una sola direzione – mantenendo sempre le proprie spalle al sicuro – e di evitare pericolosi incidenti di fuoco amico. Così, lentamente, la squadra d’assalto può iniziare il proprio lavoro di pulizia, servendosi delle bombe a mano per aprire la strada e mettere in sicurezza i rifugi interrati e i bunker.

Come ampiamente documentato, sebbene ciò possa comunque permettere l’individuazione della squadra, è sempre consigliabile aprire il fuoco (con 2 o 3 colpi singoli) in prossimità di ogni svolta, angolo o possibile punto di contatto. In tal modo, la squadra si garantirebbe una copertura preventiva e potrebbe addirittura neutralizzare una possibile minaccia non pienamente visibile all’occhio.

Trincee americane
Soldati del 1° battglione, 64° reggimento US Army durante una esercitazionie militare

Armamenti

9M133_Kornet
Esemplare di ATGM "Kornet" in possesso delle Forze armate russe

L’operazione d’assalto andrebbe condotta – quando possibile – con un veicolo (o più veicoli) blindati dotati di una buona velocità e una decente protezione. Infatti, essendo il pericolo principale rappresentato dai campi minati, una buona velocità e mobilità risulta preferibile ad una pesante corazzatura e una velocità inferiore, che rischierebbero di esporre maggiormente il mezzo al tiro delle artiglierie e degli ATGM.

Tali veicoli, ovviamente, dovrebbero essere equipaggiati con un sistema d’arma di qualsiasi tipologia, così da garantire un fuoco di copertura aggiuntivo in prossimità della trincea e durante le operazioni di pulizia all’interno. Gli uomini della squadra d’assalto, invece, dovrebbero disporre individualmente di un fucile d’assalto a testa, bombe a mano e una pistola. Per quanto riguarda i fucili d’assalto, in genere si tratta sempre di esemplari in 5,56x45mm NATO o 7,62×39, dotati di una buona gittata e di caricatori da 30 colpi ciascuno. 

Una pistola con almeno due caricatori, invece, rappresenterebbe una rapida soluzione nel caso in cui l’arma individuale principale si inceppasse nel mezzo dell’operazione o, come spesso avvenuto, che gli spazi di manovra fossero troppo angusti per impiegare un fucile d’assalto.

 Visti gli spazi ristretti e la necessità di combattere a distanza estremamente ravvicinata, sistemi d’arma quali pistole mitragliatrici o altre armi di lunghezza inferiore (generalmente in 9x19mm o 9mm Parabellum) potrebbero essere una valida alternativa. 

Di scarsa utilità, invece, risultano le armi automatiche di squadra o le mitragliatrici, difficili da impiegare in simili ambienti e assolutamente scomode da usare in ambienti ristretti. Le stesse riflessioni sono applicabili anche ai principali sistemi d’arma anticarro portatile (RPG, M72 LAW, Panzerfaust 3, ecc), che risultano di scarsa utilità nell’assalto alle trincee. 

Per quanto riguarda i lanciagranate da fucile, invece, bisogna riscontrare la loro pressoché inutilità in un contesto simile, soprattutto perché completamente inutilizzabili una volta all’interno delle trincee. Sarebbe consigliabile, in alternativa, aumentare il carico complessivo di bombe a mano della squadra, così da fornire una soluzione assai economica, semplice e facilmente impiegabile per tutto il corso dell’operazione.

Al termine di questa analisi, risulta facile comprendere come e perché andrebbe combattuta una guerra di trincea moderna, dove esigenze del passato e moderni sistemi d’arma si combinano in un letale connubio. Difficile è, ovviamente, prevedere quali saranno gli esiti dell’attuale conflitto, ma è piuttosto sicuro che, di fronte all’attuale situazione, sarà ancora la guerra di trincea a farla da padrona, col suo enorme carico di sangue e morte.

A member of the Iraqi Security Force (ISF) Commandos, 2nd Squad (SQD), 1st Platoon (PLT), 1st Company (CO), 9th Battalion (BN), 2nd Brigade (BDE), performs a foot patrol, armed with a rocket propelled grenade (RPG) launcher, through Cooley Camp, a neighborhood near the Habbaniyah Airbase. ISF perform security and stabilization operations (SASO) in Al Anbar Province Iraq in support of Operation IRAQI FREEDOM.
Rocket propelled granade portato da un soldato iracheno. Questo tipo di armi non sono utili in ambienti ristretti

Andrea De Poli

Classe 1996, si è laureato nel 2020 in Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, perfezionando, in seguito, gli studi in Affari Strategici presso la LUISS di Roma.
Attualmente lavora per il gruppo aziendale di famiglia, dedicando una parte del proprio tempo libero allo
studio dei principali conflitti armati, sociali e politici del Novecento e dei giorni nostri. Negli anni, ha
destinato una particolare attenzione anche all’intero contesto sociale, politico ed economico del Medio
Oriente, dell’Ucraina e dell’Africa Settentrionale. Nel 2021, ha pubblicato “Hezbollah: Storia, organizzazione
e dottrina del Partito di Dio”.

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