Dossier VBIED: il futuro della guerra terrestre?

L’arma definitiva o della disperazione?

Tabella dei Contenuti

Che cosa sono i VBIED

Nel corso degli ultimi quindici anni sono innumerevoli gli armamenti di nuova tecnologia rivelati agli occhi del mondo nel corso di fiere del settore, conflitti regolari irregolari o leaks più o meno involontari. 

Spesso, si tratta di prodotti milionari, se non addirittura miliardari, provenienti da anni di ricerche e di test eseguiti dalle principali aziende del settore. In altri casi, invece, si tratta di sperimentazioni semi-artigianali, spesso fatte direttamente sul campo di battaglia o nelle immediate retrovie, seguendo sempre tutte le lezioni apprese da situazioni reali. Tra i sistemi più interessanti e devastanti, però, uno su tutti emerge per una serie di motivazioni assai variegate: i VBIED.

Con questo termine – acronimo di Vehicle-born Improvised Explosive Device – si intende un qualsiasi veicolo, di produzione commerciale o militare che sia, convertito in un letale sistema d’arma tramite l’aggiunta di un sistema di guida in remoto e la presenza di numerosi chili, se non addirittura tonnellate, di esplosivo. 

In alternativa, come visto spesso nei recenti conflitti mediorientali, il mezzo può essere anche guidato da un volontario suicida, il cui obiettivo è manovrare personalmente il mezzo fino a destinazione, dove viene azionato il sistema di detonazione finale, con conseguente morte diretta del guidatore. Questo però, prende il nome di SVBIED, dove la “S” sta per “Suicide”.

Esplosione di un SVBIED in Iraq, anno 2005
Esplosione di un SVBIED in Iraq, anno 2005

Per ovvie motivazioni, non è possibile parlare degli SVBIED come sistemi decisivi per il corso di una battaglia, poiché la loro concezione, assai particolare e delicata, non è applicabile e reiterabile in ogni contesto, ma solamente nell’ambito del terrorismo a connotazione religiosa, come visto più volte in Medio Oriente, Africa e Asia. 

Resta, di conseguenza, la possibilità di valutare esclusivamente le capacità dei modelli a guida remota, il cui futuro potrebbe essere assolutamente prospero, se non addirittura di primaria importanza, per i conflitti dei prossimi anni e dei decenni a venire.

Come anticipato nelle righe precedenti, il principale vantaggio derivante dall’uso di un VBIED è il fatto che si tratti di un mezzo senza pilota, quindi tranquillamente utilizzabile senza il rischio di perdite umane in caso di impatto con mine anticarro o nel caso in cui il mezzo venisse colpito da sistemi d’artiglieria, ATGM o armi controcarro portatili. In secondo luogo, il pilotaggio remoto permette – grazie ad un sistema di visione e telecamere posizionate sul mezzo – all’operatore di muovere con estrema facilità e precisione il mezzo, evitando così eventuali ostacoli presenti sul terreno, fino al raggiungimento dell’obiettivo da colpire. 

Per ultimo, ma non di secondaria importanza ovviamente, vi è l’enorme carico d’esplosivo che un sistema simile può portare al proprio interno. Maggiore è la quantità d’esplosivo presente e maggiore sarà il raggio dell’esplosione e, di conseguenza, il grado di devastazione esercitato su un determinato obiettivo.

In base a quanto analizzato nel corso degli anni precedenti, i danni derivanti da un VBIED sono sempre rapportati alle dimensioni del veicolo impiegato e alla vicinanza dell’esplosione all’obiettivo. Essendo qualsiasi mezzo riadattabile in tale maniera, si è assistito all’impiego di una variegata serie di mezzi estremamente differenti, da automobili utilitarie, a camion, a mezzi blindati convertiti e, perfino, a mezzi di maggiori dimensioni riadattati per esigenze belliche. In ognuno di questi casi, gli operatori – in genere milizie islamiste di orientamento salafita o wahhabita – sono riusciti ad infliggere pesanti perdite in fatto di uomini e mezzi alla controparte.

 In numerosi casi, l’impiego di VBIED è stato capace di disintegrare intere strutture di grosse dimensioni, come palazzoni residenziali, ospedali, caserme e interi edifici in cemento armato. L’effetto della detonazione, infatti non è devastante solamente nei confronti delle strutture, ma soprattutto per gli occupanti e per tutti coloro che rimangono coinvolti dal suo raggio d’azione.

Tattica d’impiego

Demolizione di un edificio colpito da un imponente SVBIED

Ma nel dettaglio, come può essere utilizzato un sistema simile? 

Da quanto assistito fino ad ora, almeno nei conflitti mediorientali, i VBIED sono stati principalmente impiegati come strumento offensivo e difensivo. In caso di impiego offensivo, il veicolo armato viene condotto rapidamente in direzione dell’obiettivo da colpire, generalmente sempre accompagnato dal supporto visivo di un drone, che permette il monitoraggio della situazione sul campo e aiuta nella conduzione del mezzo. 

Una volta raggiunto l’obiettivo predeterminato, viene azionato a distanza il sistema di accensione dell’esplosivo, che aziona a sua volta un detonatore e, così, si ottiene il devastante effetto esplosivo desiderato. In questi casi, l’uso di un VBIED può rappresentare un evento isolato o può essere impiegato come preparativo di un assalto.

 In seguito all’esplosione, infatti, è generalmente riscontrabile la morte della quasi totalità degli esseri umani presenti nell’area e, nel caso vi fossero sopravvissuti, vi è spesso uno shock psicologico, oltre che fisico, talmente devastante da impedire una pronta ed efficace reazione armata. 

Nel caso di impiego preparativo per un assalto, l’esplosione è sempre seguita da un’avanzata di mezzi blindati e uomini armati, che giungono sull’obiettivo a distanza di qualche minuto, generalmente quel che basta per non rischiare di essere coinvolti da incidenti di fuoco amico. Si tratta, dunque, di pochi minuti.



L’impiego difensivo, invece, segue le stesse caratteristiche tecniche della modalità offensiva, mentre ciò che cambia è il contesto. In questo caso, infatti, il VBIED viene guidato contro una forza armata – mobile o sedentaria che sia – che si trova sull’offensiva e, come facile intuire, il suo obiettivo è quello di infliggere perdite e rallentare le conquiste territoriali. 

In questo modo, l’uso di un singolo veicolo, quando condotto con successo, ha lo stesso valore tattico di un contrattacco lanciato con uomini e mezzi corazzati, senza che, in questo caso, vi siano perdite umane dalla parte dei difensori. In particolare, questa tattica in contesto difensivo può rivelarsi di fondamentale importanza per un gruppo di difensori che si trova in seria difficoltà a causa dell’inferiorità numerica o di mezzi. 

Un ottimo esempio, in questo caso, è dato dalla battaglia di Mosul, dove i miliziani dello Stato Islamico – ormai completamente circondati e incapacitati di ricevere rifornimenti o rinforzi – hanno inflitto gravi perdite alle forze armate regolari e alle milizie afghane impegnate nei violentissimi scontri urbani.

L’impiego di un VBIED in ottica difensiva, anche nel caso in cui il mezzo venisse distrutto a distanza di sicurezza dalla controparte, si rivela comunque efficace, poiché il suo semplice impiego agisce intensamente sulla psicologia umana, creando paura ed incertezza e, solitamente, rallentando o bloccando addirittura le operazioni offensive per un certo tempo. Anche in questo caso, la battaglia di Mosul risulta un ottimo case study in merito.

Vulnerabilità e costi

Resti di un veicolo impiegato in un attacco suicida
Resti di un veicolo impiegato in un attacco suicida

Il VBIED, essendo facilmente ottenibile dalla modifica di un qualsiasi veicolo disponibile, ha un costo relativamente basso. Rispetto alla quasi totalità dei sistemi d’arma contemporanei e dei mezzi presenti su un campo di battaglia, che impiegano un numero sempre crescente di tecnologie di ultima generazione, come base di partenza può essere disponibile anche un veicolo in fase terminale della propria esistenza, tenendo conto che si tratta di sistemi ad uso singolo. In numerosi casi, infatti, sono stati impiegati anche mezzi militari convertiti poiché praticamente inutilizzabili in altra maniera. 

A ciò, ovviamente, va aggiunto il costo derivante dall’istallazione del sistema di guida remoto e dalle telecamere, che comunque non risultano mai eccessivi, visto che si è quasi sempre fatto uso di sistemi commerciali e di libera vendita sul mercato, spesso anche a basso costo. Per ultimo, vi è il costo delle protezioni per proteggere il mezzo e dell’esplosivo da impiegare. Trattandosi di un sistema semi-artigianale, almeno da quanto visto fino ad oggi, si è spesso impiegato qualsiasi sistema esplosivo disponibile, da vecchi proietti d’artiglieria ormai inutilizzabili alle mine anticarro. Insomma, qualsiasi strumento o relitto carico di esplosivo può essere facilmente reimpiegato in tale maniera.

Sebbene si stia sempre parlando di un sistema senza conducente umano e a guida remota, è sempre bene pensare di dotare il VBIED di un sistema di corazza e di protezione aggiuntiva, così da proteggerlo dal tiro delle armi automatiche e anticarro disponibili su un campo di battaglia. La protezione, ovviamente, può essere più o meno pesante a seconda della tipologia del mezzo e dell’effetto desiderato. 

All’aumentare della corazzatura presente vi sarà una riduzione progressiva della velocità, fatto che potrebbe invece risultare di grande interesse in numerosi contesti. Però, nonostante vi sia una riduzione inevitabile della velocità, è sempre altamente consigliabile l’adozione di una blindatura, almeno capace di bloccare i colpi dei fucili d’assalto, delle mitragliatrici leggere e, idealmente, di mitragliatrici più pesanti.

VBIED in contesti regolari

Attualmente, l’impiego di questi mezzi è sempre stato quasi di sola ed esclusiva competenza di gruppi armati irregolari. Sono pochissime, infatti, le realtà organizzate statali che hanno fatto ricorso ad armi di tale tipologia. Un caso recente, però, è quello del conflitto in Ucraina, dove alcuni esemplari di VBIED sono stati impiegati dalle Forze Armate russe con finalità offensive. 

In base ai video disponibili in rete, si possono contare non più di quattro episodi in cui mezzi a guida remota sono stati condotti in prossimità delle trincee ucraine, dove sono stati fatti conseguentemente deflagrare. In almeno un caso i difensori sono stati capaci di distruggere il mezzo ad una certa distanza, rimanendo comunque coinvolti dalla violenta onda d’urto generata dall’esplosione. 

Negli altri casi, invece, il veicolo impiegato è sempre stato capace di giungere a destinazione o nelle immediate vicinanze, ottenendo un pieno successo operativo. Gli effetti, come immaginabile, sono stati particolarmente devastanti per i difensori, che sono deceduti in seguito all’esplosione o, nei casi migliori, si sono ritrovati impossibilitati a mantenere la posizione e, dunque, ritirarsi. Questi casi, per quanto isolati, rappresentano una prima sperimentazione di tale uso da parte di una forza armata statale e, molto probabilmente, potrebbe rappresentare un punto di svolta della guerra terrestre.

Vantaggi derivanti dall’impiego

Effetti di un'autobomba in Iraq
Effetti di un'autobomba in Iraq

Una volta compreso il funzionamento e le tattiche d’impiego di questi particolari sistemi d’arma viene assai naturale porsi il quesito più importante. Vale la pena investire e adottare VBIEDs per le Forze Armate di un’entità statale? La risposta, ovviamente, varia a seconda delle esigenze di una nazione e dalla probabilità di trovarsi impegnata in un conflitto regolare. 

All’aumentare di tale probabilità, infatti, maggiore sarà l’utilità di avere a disposizione sistemi di questa tipologia. Questi rappresenterebbero una economica e letale soluzione da adottare in sostituzione ai molto più costosi e complessi – oltre che vulnerabili – sistemi MBTs e IFVs. Gli ultimissimi conflitti moderni a cui abbiamo assistito, ovvero il conflitto del Nagorno Karabakh del 2020 e l’attuale guerra in Ucraina, infatti, hanno mostrato tutti i limiti che questi imponenti mezzi possono avere su un campo di battaglia dove la tecnologia e gli strumenti d’osservazione la fanno da padroni. 

Con l’avvento dei droni e delle loitering munitions si è assistito ad una continua ed inarrestabile strage di veicoli pesanti e leggeri, senza aver la possibilità di offrire una definitiva protezione contro le insidie provenienti dal cielo. A causa dell’elevato costo di produzione, delle tempistiche e dalla facilità con la quale MBTs e IFVs vengono distrutti al giorno d’oggi, con la conseguente perdita di uomini tra i membri dell’equipaggio, è piuttosto semplice ritenere che i sistemi a pilotaggio remoto siano destinati a diventare sempre più diffusi e fondamentali.

Questo radicale cambiamento, già pienamente in atto nella guerra aerea e navale, è assai probabile che si ripeta anche in un contesto di guerra terrestre, per evidenti ragioni. L’impiego dei VBIED, infatti, risulterebbe ottimale per azioni offensive e difensive, in contesti urbani e non, contro raggruppamenti e postazioni più o meno difese, così come per ogni altra azione bellica già sperimentata in terra mediorientale. Inoltre, un loro impiego costante permetterebbe a qualsiasi operatore di massimizzare il numero di perdite inflitte al nemico contenendo le proprie. 

L’uso di VBIED, in aggiunta, potrebbe essere di grande utilità anche in funzione antimine, così da sfruttare l’esplosione per aprire varchi nei campi minati, aprendo così la strada ai veicoli dotati di equipaggio. Essendo un mezzo altamente versatile e impiegabile in ogni situazione, è facile comprendere quali siano i vantaggi derivanti dalla messa in produzione, dall’adozione e dall’impiego di un simile sistema. Tuttavia, la disponibilità e l’impiego di questi mezzi comporta anche determinati rischi. 

Essendo veicoli ad uso singolo ed essendo caricati con ingenti quantità di esplosivo, il trasporto e la loro presenza in contesti ad alta esposizione rappresenterebbe una minaccia per chi si trova nelle vicinanze. Inoltre, a seconda della tipologia d’esplosivo impiegata vi è un rischio più o meno maggiore di esplosioni accidentali in caso di errata conservazione e stoccaggio. I rischi, tuttavia, risultano assai inferiori rispetto ai benefici derivanti dal loro impiego, soprattutto in caso di produzione standardizzata e su base industriale.



In conclusione, al termine di questa breve analisi, risulta assai evidente che i VBIED rappresentino uno strumento dotato di grandi potenzialità e con un’infinita di applicazioni in ambito bellico. Per tale ragione, nonostante la dottrina d’impiego possa far storcere il naso a molti, l’adozione di questi sistemi rappresenterebbe un grande vantaggio per qualsiasi Forza Armata interessata ad avere, tra le proprie disponibilità, un sistema di loitering munition dall’alto potenziale e dal facile impiego. 

Di grande interesse, inoltre, risulterebbe lo sviluppo e la messa in produzione di questi sistemi da parte degli operatori del comparto Difesa, così da poter proporre ad un pubblico nazionale, europeo e internazionale un moderno, quanto economico ed elementare, strumento bellico capace di far la differenza su un campo di battaglia.

Andrea De Poli

Andrea De Poli

Andrea De Poli

Classe 1996, si è laureato nel 2020 in Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, perfezionando, in seguito, gli studi in Affari Strategici presso la LUISS di Roma.
Ha lavorato in precedenza per il gruppo aziendale di famiglia, mentre ora ricopre il ruolo di analista per Menerva. Da sempre dedica una parte del proprio tempo libero allo studio dei principali conflitti armati, sociali e politici del Novecento e dei giorni nostri. Negli anni, ha destinato una particolare attenzione anche all’intero contesto sociale, politico ed economico del Medio Oriente, dell’Ucraina e dell’Africa Settentrionale. Nel 2021 ha pubblicato “Hezbollah: Storia, organizzazione
e dottrina del Partito di Dio”.

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