Guerra di trincea: tattiche d’assalto e rischi (parte 1)

Strategie e problemi dello scontro più brutale

Guerra di trincea: un classico senza fine

La guerra di trincea, come ben testimoniato dall’enorme letteratura e filmografia a riguardo, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del secolo scorso. Icona del primo conflitto mondiale, casa poco accogliente e tomba per milioni di persone, la trincea pareva, agli occhi di molti, un sistema difensivo ormai storicizzato ed antiquato. In particolare, a partire dal conflitto del Vietnam, ampiamente basato sulla mobilità e l’assenza di un fronte regolare, la trincea pareva ormai rilegata al passato

E, con l’unica eccezione della guerra tra Iran e Iraq degli anni ’80, questa concezione è rimasta in voga fino al 2014, l’anno in cui si sono aperte le prime ostilità nelle regioni orientali dell’Ucraina. Qui, il terreno prevalentemente pianeggiante ed il rapido fossilizzarsi del conflitto su un fronte ben delineato e quasi immobile, hanno fatto sì che la guerra – inizialmente condotta con tecniche moderne e numerosi mezzi blindati – diventasse nuovamente una dura, lunga e sanguinosa guerra di posizione.

Trincee 1 guerra mondiale
Trincee durante la Prima guerra mondiale sul fronte francese

Il contesto attuale della guerra di trincea

Trincee in construzione nel Donbass durante la visita dell'allora primo ministro Yatsenyuk nel 2014

Alla data dell’invasione nel febbraio 2022, la situazione sul terreno risulta assai particolare. Nelle regioni orientali del Paese, dove la guerra era già presente da anni, il fronte rimane pressoché immobile, a causa del complesso sistema difensivo sviluppatosi nel corso del tempo. In tutto il resto dell’Ucraina, invece, si registrano rapide avanzate delle colonne corazzate della Federazione Russa, che portano il fronte ben all’interno dei confini nazionali. 

Nel giro di qualche mese, però, la guerra moderna ed altamente mobile, condotta da entrambi i contendenti nel corso di primi mesi, cambia radicalmente. Dopo il fallimento dell’avanzata su Kiev ed il successo ucraino nella controffensiva di Kharkiv, il fronte tende a cristallizzarsi su posizioni fisse, senza eccessivi cambiamenti, concentrando i combattimenti più duri a Bakhmut. 

Così, quella che era cominciata come una guerra di moderna concezione, diventa molto simile al contesto bellico che, invece, aveva dissanguato il continente europeo all’inizio del Novecento.

Ma nel dettaglio, quali sono le ragioni di questo stallo? La prima motivazione va ricercata nella tecnologia. A differenza delle guerre mediorientali, in Ucraina, si assiste per la prima volta ad un conflitto armato regolare combattuto da due contendenti di pari livello, dotati entrambi di armamenti tecnologici ed addestrati in maniera estremamente simile.

Sistemi quali droni – loitering munition, droni commerciali e modificati – ATGM, armi anticarro di varia tipologia e gittata, uniti ad un supporto costante e preciso di guerra elettronica e all’ausilio di satelliti, hanno reso la vita pressoché impossibile per ogni mezzo blindato o corazzato sulla linea del fronte.

Nel corso del conflitto, infatti, sono state elevatissime le perdite di questi mezzi che, sempre più vulnerabili a tali armamenti e tecnologie, si sono ritrovati relegati a semplici ruoli di supporto per la fanteria.

Armi anti-tank
New Light Anti Tank Weapons (NLAW) in una esercitazione britannica

Tattiche d'attacco alla trincea

L'assalto frontale

Scontro a distanza fra soldati e carri armati in Ucraina
Incontro ravvicinato fra un tank russo e soldati ucraini sul fronte meridionale

A questo punto, è facile comprendere perché si stia facendo sempre più ricorso alle trincee. Gli uomini, ormai obbligati a combattere nella stessa fascia di terra per intere settimane o mesi, hanno necessità di scavare e rifugiarsi nella terra per sopravvivere. Di conseguenza, l’unico modo per ottenere dei successi tattici, è quello di lanciarsi all’assalto delle trincee nemiche, con il rischio di violentissimi scontri ravvicinati o a corpo a corpo. 

Dall’analisi dei numerosi video presenti in rete, vi evince che le modalità di assalto siano due. La prima, è costituita da un assalto diretto, generalmente condotto in orari diurni, contro la trincea nemica. L’assalto, in genere, risulta quasi frontale e può essere condotto con il supporto di mezzi blindati e corazzati, generalmente incaricati di portare gli uomini a poca distanza dall’obiettivo e fornire un imponente fuoco di copertura nelle fasi di avvicinamento. 

Una volta usciti dai mezzi blindati, gli uomini – generalmente squadre di 6 o 12 uomini – avanzano lentamente verso l’obiettivo, spesso facendosi scudo con il lancio di alcune bombe a mano (solitamente tre o quattro), così da garantire un’ulteriore copertura ed ostacolare le azioni difensive della controparte. 

Una volta individuato un segmento della trincea sicuro, i primi uomini (generalmente una squadra di quattro uomini) entra nel sistema difensivo, dando così inizio alle operazioni di pulizia. Il resto della squadra, invece, si occupa di offrire una copertura dall’esterno inizialmente, calandosi poi all’interno della trincea in un secondo momento. 

Una volta all’interno, inizia la fase più complessa. Nei casi più fortunati, soprattutto quando l’artiglieria e i droni commerciali armati di granate da 40 o 60mm hanno fatto bene il proprio lavoro, è possibile trovare una trincea già libera e sicura, vista la precedente eliminazione o fuga dei difensori. 

Nei casi peggiori, invece, la resistenza è accanita ed è necessario combattere a distanza ravvicinata. In questo caso, è solamente un mix di abilità, addestramento e fortuna a determinare quale delle due parti ne uscirà vincitrice, soprattutto quando non è possibile contare su un immediato supporto esterno (comunicazioni audio e ausilio video di droni).

Drone bombardiere
Un drone commerciale sgancia bombe a distanza ravvicinata. I droni riadattati sono uno strumento micidiale nelle trincee

L’infiltrazione

Esercitazione congiunta ucraino-americana
Marines americani del 23° Reggimento, liberano una trincea durante l'esercitazione congiunta con l'esercito ucraino denominata "Sea Breeze", nell'estate del 2017 in Ucraina,

La seconda modalità di assalto ad una linea di trincea è completamente differente dalla prima. Qui, infatti, non si fa affidamento su un assalto frontale con il supporto di blindati e carri armati, ma tutto dipende dall’intraprendenza e dalle abilità dei singoli uomini. In questo, gli attaccanti – di solito una squadra composta da 6 o 12 uomini – puntano ad infiltrarsi in un punto sensibile delle linee nemiche, generalmente poco presidiato o particolarmente esposto, con l’obiettivo successivo di aggirare le postazioni fisse e cogliere la controparte nel momento più opportuno. 

Per ovvie ragioni, le azioni di infiltrazione possono essere condotte solo in particolari contesti, come aree con una vegetazione particolarmente fitta, contesti urbani e semi-urbani o zone protette da campi minati (quindi considerate invalicabili e scarsamente presidiate). Tali azioni, almeno nel contesto ucraino, avvengono spesso anche lungo le sponde del Dniepr, dove le squadre attraversano il fiume con piccole imbarcazioni. 

Una volta che la squadra attaccante riesce ad infiltrarsi all’interno delle linee nemiche, di solito, esegue una breve ricognizione dell’intera area, così da individuare i punti più sensibili. Una volta individuata la minaccia e deciso come procedere, inizia l’azione offensiva, che può essere condotta già dall’esterno della trincea con un preciso fuoco di armi automatiche. 

Segue sempre il lancio delle bombe a mano contro le postazioni individuate, così da eliminare ogni possibile minaccia ivi presente. Successivamente, una parte della squadra scende all’interno della trincea, così da ripulirla completamente, mentre il resto degli uomini rimangono all’esterno a presidiare il terreno e a fornire fuoco di copertura. Una volta all’interno, come nel caso precedente, il successo dell’operazione è affidato ai singoli.

sistema trincerato nell'area di Vasylivka
Sistema trincerato nell'area di Vasilivka. Le trincee sono a zig zag per evitare il fuoco di fila di possibili attaccanti infiltrati

Problematiche e rischi

All’esterno della trincea

Operazioni di sminamento in Ucraina
Operazioni antisminamento nel Donbass lungo le trincee. Di fronte alle trincee vengono schierate sezioni di mine anticarro e antiuomo per limitare i movimenti delle truppe d'assalto

Come facilmente intuibile, i rischi derivanti dal condurre azioni offensive contro una posizione ben difesa ed interrata sono piuttosto elevati. Il primo pericolo è rappresentato, ovviamente, dal fatto che la squadra d’assalto venga individuata preventivamente e, di conseguenza, sia esposta al fuoco d’artiglieria e al tiro dei precisi sistemi ATGM. 

Poi, vi è il rischio che i mezzi – o gli stessi uomini – finiscano all’interno di un campo minato, con tutte le possibili perdite umane e materiali del caso. Nell’eventualità in cui le squadre d’assalto, coi rispettivi mezzi, riuscissero a raggiungere la prossimità dell’obiettivo, tuttavia, non è assolutamente garantito il successo operativo. Infatti, a quel punto vi è sempre il rischio di essere esposti al tiro dell’artiglieria nemica, al tiro delle armi automatiche e di squadra e delle armi anticarro individuali, ampiamente disponibili e facilmente impiegabili anche dall’interno di una trincea. 

Una volta giunta al bordo esterno della trincea, la squadra attaccante è comunque esposta ad una serie di pericoli. Come osservato occasionalmente, i bordi esterni – e anche alcune sezioni interne della trincea stessa – posso essere minati o dotati di IED predisposti per rallentare e neutralizzare il nemico. Per ultimo, non va mai dimenticato il rischio di essere costantemente monitorati dall’alto e bersagliati dal preciso lancio di munizionamento esplosivo trasportato dai tipici droni commerciali riadattati.

All’interno della trincea

Una volta all’interno, per gli attaccanti inizia la fase più delicata e complessa. Le trincee, spesso divise in segmenti ed equipaggiate con numerosi rifugi, bunker e postazioni individuali, rappresentano uno dei peggiori ambienti dove combattere. Lo spazio angusto riduce i movimenti, la visibilità è ostacolata dalla conformazione della trincea e ogni singolo metro potrebbe nascondere delle insidie. 

A causa della conformazione delle trincee, accuratamente studiata per evitare il tiro d’infilata, è estremamente difficile – a meno che non vi sia un supporto audio-video dall’alto – sapere cosa vi sia nelle vicinanze. Spesso, la visibilità non supera i due metri di distanza, oltre ai quali vi è solo l’ignoto. Per questo, ad ogni angolo e ogni svincolo vi è il rischio di essere travolti dal fuoco dei difensori, accuratamente disposti a protezione della postazione. 

Trincea-russa-fronte-di-Kamianske
Trincea russa fronte di Kamianske. Le forze armate russe hanno creato più livelli di fortificazioni trincerate lungo il fronte

Quindi, il pericolo maggiore è sempre dato dal fuoco delle armi individuali e dalle bombe a mano, ampiamente utilizzate in questo ambito. Inoltre, vi è sempre il rischio di trovarsi parzialmente esposti al tiro delle artiglierie e dei mortai chiamati in difesa o dalla precisa azione dei droni armati di granate da 40 o 60mm. Il pericolo maggiore, una volta all’interno, non è rappresentato dalle armi. In questo specifico contesto, infatti, è la determinazione e la psicologia del singolo a far la differenza.

Un soldato, nel caso in cui venisse preso da un attacco di panico dovuto alla tensione del momento, rischierebbe di trovarsi incapace di procedere nelle operazioni di pulizia, esponendo sé stesso ed il resto della squadra ad innumerevoli rischi.

Andrea De Poli

Classe 1996, si è laureato nel 2020 in Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, perfezionando, in seguito, gli studi in Affari Strategici presso la LUISS di Roma.
Attualmente lavora per il gruppo aziendale di famiglia, dedicando una parte del proprio tempo libero allo
studio dei principali conflitti armati, sociali e politici del Novecento e dei giorni nostri. Negli anni, ha
destinato una particolare attenzione anche all’intero contesto sociale, politico ed economico del Medio
Oriente, dell’Ucraina e dell’Africa Settentrionale. Nel 2021, ha pubblicato “Hezbollah: Storia, organizzazione
e dottrina del Partito di Dio”.

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