Lezioni di strategia militare da Bakhmut

Riflessioni dalla più importante battaglia urbana del XXI secolo

Strategia della battaglia

Passare dall’essere un anonimo paese della campagna ucraina ad essere, giorno e notte, sulle prime dei giornali non capita a tutti. Questa volta, è toccato al centro minerario di Bakhmut (conosciuto in passato col nome di Artemivs’k), un abitato dell’Oblast di Donetsk che in passato contava circa 75.000 abitanti. Già investita dalle violenze della guerra nel corso del 2014, Bakhmut è tornata alla ribalta nelle cronache a partire dall’estate dello scorso anno.

Dai primissimi giorni di agosto, infatti, l’abitato si è trovato nuovamente sulla linea del fronte. In seguito alla cattura dell’abitato di Popasna – situato ad una ventina di chilometri dall’importante centro minerario – l’azione offensiva delle milizie paramilitari del Donbass e le forze armate – regolari quanto irregolari – della Federazione Russa si è subito spostata su questo abitato, in quanto importante centro urbano dell’Oblast. Oblast che, bisogna sempre ricordare, è sempre stato rivendicato dai russi come obiettivo strategico da conquistare nella propria interezza geografica.

Manovra d'attacco verso Bakhmut nell'estate 2022

Ministero della Difesa russo & PMC Wagner

55.000+ uomini

Guardia nazionale ucraina & Forze armate

60.000+ uomini

Per quanto l’offensiva estiva non abbia portato ad eccessivi cambiamenti territoriali intorno a Bakhmut, la situazione è venuta rapidamente a modificarsi a partire dall’autunno. In seguito all’abbandono, volontario o meno, di gran parte degli Oblast di Kharkiv e Kherson da parte di numerose unità combattenti russe, vi è stata una precisa opera di focalizzazione sul fronte del Donbass, complici le difficoltose condizioni climatiche invernali in arrivo.

Dopo intense settimane di bombardamenti d’artiglieria continui sulla città, le prime manovre offensive sono state condotte dai paramilitari del Gruppo Wagner – la temuta quanto agguerrita PMC dell’imprenditore ed oligarca russo Prigozin – nella prima metà di ottobre. I primi cambiamenti territoriali coincidono con la presa dei villaggi di Opytne e Zaitseve, entrambi situati a sud del centro abitato, seguiti da ulteriori conquiste a nord. Si tratta, in ogni caso, di conquiste ottenute a caro prezzo, poiché i difensori ucraini oppongono costantemente una forte resistenza armata.

Tritacarne di fango

Con l’arrivo delle piogge autunnali, la situazione non fa altro che peggiorare in questo settore. L’azione offensiva russa, ai primi di novembre, viene a trovarsi completamente interrotta dal fango, che blocca gran parte dei mezzi corazzati e complica parecchio il compito di rifornire costantemente le truppe al fronte. In breve, lo scenario bucolico della campagna ucraina si trasforma, portando agli occhi del resto del mondo le complicate situazioni di vita al fronte. Ora, infatti, ucraini e russi si affrontano in una devastante, quanto difficilmente sopportabile, guerra di trincea.

Gli uomini, abituati ad operare col supporto di MBTs e mezzi blindati si trovano impossibilitati dal contare sul supporto corazzato e, proprio come avveniva sui fronti della Grande Guerra cento anni fa, sono costretti ad affidarsi quasi esclusivamente sulle proprie forze e sul supporto delle artiglierie. Per intere settimane il fronte rimane immobile a Bakhmut, dove centinaia di uomini continuano a morire giornalmente a causa dei combattimenti.

Innumerevoli, inoltre, sono i feriti ed i congelati, costretti ad abbandonare il fronte per ricevere cure mediche, così come estremamente elevato è il consumo di munizionamento e risorse.

Terra di nessuno devastata dalle artiglierie
Accerchiamento di Bakhmut nell'inverno 2022

La situazione a Bakhmut rimane invariata quasi per gli interi mesi di novembre e dicembre dove, in ogni caso, si registrano lenti progressi da parte delle unità russe. Nel corso del mese di gennaio, però, lo scenario sul campo inizia a vedere in difficoltà i difensori ucraini. Con la caduta di Soledar (situata a nord), inizia a delinearsi una manovra a tenaglia indirizzata ad accerchiare – almeno negli intenti – la città, primariamente tramite la conquista delle tre principali vie di rifornimento ucraine.

Il Gruppo Wagner, ora rinvigorito dalla presenza di numerose migliaia di nuovi combattenti, e tutte le altre unità presenti, infatti, iniziano a conquistare terreno giorno dopo giorno, aumentando la pressione sulla stessa città, ma dedicando la maggior parte dei propri sforzi al fronte settentrionale e meridionale. I combattimenti, in seguito, proseguono secondo tale piano fino ai primi giorni di marzo, quando la città viene a trovarsi pericolosamente esposta ad un’azione di accerchiamento da parte delle forze russe.

Cronologia della guerra

L'importanza dei droni

Ancora una volta, i grandi protagonisti della battaglia sono stati i droni. In questo caso, però, non si tratta dei celebri Bayraktar turchi o di altri prodotti di concezione militare, ma dei già sperimentati droni commerciali di libera vendita. Questi particolari sistemi di concezione civile, infatti, hanno condizionato l’esito della battaglia più di qualsiasi altro mezzo. Infatti, nella devastante guerra di trincea a cui si è assistito, hanno provocato centinaia di morti e feriti da entrambi i lati della terra di nessuno. Per prima cosa, questi piccoli droni hanno contribuito a monitorare ogni angolo del fronte 24 ore su 24, dirigendo ed aggiustando il fuoco delle artiglierie e dei mortai che, in breve, hanno reso le singole trincee e le postazioni individuali delle trappole.

Poi, hanno svolto un importante compito di ricognizione e disturbo anche all’interno delle linee del nemico, spesso individuando e monitorando le vie di rifornimento ed i punti di raccolta posti a vari chilometri dalla prima linea. Per ultimo, viene la funzione più innovativa e letale.

Soldati con droni commerciali
I droni commerciali sono lo strumento più utilizzato per operazioni di sorveglianza e bombardamento di precisione

Centinaia di droni, riadattati ed equipaggiati con differenti tipologie di ordigni esplosivi, hanno costantemente sorvolato il fronte, portando morte e distruzione dove necessario. In base ai video disponibili sul web, è stato possibile valutare i devastanti effetti di questo sistema artigianale, capace di colpire con estrema precisione anche singoli bersagli di ridotte dimensioni.

Vista la facilità d’impiego di tali sistemi d’arma, unita alla precisione dimostrata ampiamente da quanto visionabile, è logico considerare che i droni saranno chiamati ad esercitare un ruolo di fondamentale importanza su ogni fronte e nel corso di ogni battaglia, rappresentando un parziale ed economico surrogato all’impiego dell’aviazione in funzione di bombardamento e attacco al suolo. Di conseguenza, ogni attore regolare ed irregolare attivo in un’area di conflitto dovrebbe essere formato ed equipaggiato nell’impiegare e contrastare tali sistemi.

Clima e terreno vs tecnologia

Quanto avvenuto a Bakhmut nel corso degli ultimi quattro mesi è stata un’importante lezione di tattica e dottrina militare. Per la prima volta nel corso del ventunesimo secolo è stato dimostrato che, ancora oggi, nonostante tutti i progressi tecnologici ottenuti, siano le condizioni del terreno e metereologiche a determinare l’esito di una battaglia o di un’offensiva. Ucraini e russi, infatti, si sono trovati immobilizzati nel fango delle trincee, sperimentando ancora una volta tutte le difficoltà ed i drammi della guerra di posizione.

In una simile condizione operativa, l’uso di veicoli pesanti e MBTs è stato fortemente limitato, costringendo i comandi a sospendere le operazioni militari o, al massimo, limitandole ad una serie di colpi di mano, incursioni ed azioni di pattuglia condotte con squadre di soli uomini appiedati. In una tale condizione operativa, il numero di combattenti morti, feriti o dispersi ha visto un incremento costante per tutto il corso della battaglia. Le principali cause di morte e ferite sono dovute al fuoco d’artiglieria, onnipresente a Bakhmut, all’azione dei droni e alle armi da fuoco individuali e di squadra.

Trincee a Bakhmut
Trincee di fango a Bakhmut

Importanti, almeno da quanto visto fino ad ora, sono state anche le conseguenze della mancanza di un appropriato sistema di rifugi sotterranei e dalla mancanza – principalmente riscontrata tra le fila russe ma sicuramente presente anche dal lato ucraino – di abbigliamento adatto a climi e temperature estremamente rigide. Vista l’imprevedibilità ed il continuo variare degli scenari bellici, sarebbe consigliabile per ogni Forza Armata perfezionare ed incrementare l’addestramento dei reparti operativi in condizioni estreme, così come visto a Bakhmut, e senza l’ausilio di veicoli da combattimento e mezzi pesanti.

In particolare, risulta essenziale la formazione del singolo combattente e delle squadre ad operare in un contesto di guerra di posizione, dove si è costretti a vivere e combattere per intere settimane in spazi angusti ed insalubri, essendo costantemente sottoposti al martellante effetto – soprattutto dal punto di vista psicologico – delle artiglierie. Di grande importanza, inoltre, è l’addestramento ed il perfezionamento nelle operazioni di assalto, pulizia e bonifica delle trincee, dove i combattimenti ravvicinati si fanno spesso di inaudita violenza, quasi al limite del corpo a corpo.

Guerra urbana

La battaglia di Bakhmut ha coinvolto due tipologie di ambienti. Da un lato, gli uomini hanno combattuto nel fango della campagna ucraina, dall’altra violentissimi scontri armati si sono svolti tra gli edifici residenziali e le rovine industriali della città. Da quanto emerso dagli ultimi cinque mesi di battaglia, uno scenario di combattimento urbano si presenta sempre come una delle realtà più difficili e complesse dove operare. Come già testimoniato in passato da importanti combattimenti urbani, il numero di uomini e risorse richiesto per operare in un simile contesto è assai elevato, soprattutto a causa delle elevate perdite umane e materiali riscontrabili.

Per ovvi motivi, un contesto bellico urbano rappresenta un forte vantaggio per la parte che difende e, in opposto, corrisponde ad uno svantaggio per le forze attaccanti, costrette in genere ad operare contro un nemico ben posizionato all’interno degli edifici. Una battaglia urbana, inoltre, richiede un particolare contributo di sangue e fatica da parte della fanteria, che spesso si trova costretta ad operare senza il supporto di mezzi corazzati e blindati, troppo esposti ad imboscate e al fuoco nemico, e senza un supporto aereo ravvicinato (per evitare casi di “fuoco amico”).

 

Zone residenziali di Bakhmut nel marzo 2023
Il centro di Stalingrado dopo la battaglia. I fatti di Bakhmut sono spesso stati paragonati al tragico massacro della Seconda guerra mondiale

La difesa di un importante centro abitato, tuttavia, presenta anch’essa delle criticità, così come visto proprio nel corso di questi ultimi giorni. Infatti, mentre difficilmente una forza attaccante spingerà per conquistare ogni singolo metro di una città con un assalto frontale, è altamente probabile che vi siano importanti azioni offensive tese a tranciare le linee di rifornimento dei difensori e, di conseguenza, all’accerchiamento dell’abitato.

Tale logica bellica, in breve, corrisponde col più efficace – e sicuramente il meno dispendioso – strumento per decidere l’esito di una battaglia urbana (vedasi anche il caso di Stalingrado, Berlino e numerose situazioni equivalenti).

Di conseguenza, in caso di scontri in ambienti simili, è fondamentale concentrare l’attenzione sulle aree del fronte dove risulta più semplice un’azione offensiva tesa all’accerchiamento di un centro urbano, optando per una difesa elastica ed in profondità (anche tramite l’ausilio di numerosi campi minati), capace di offrire un’adeguata protezione alle principali vie di rifornimento e transito. Inoltre, essenziale per l’esito della battaglia è la disponibilità di riserve mobili da impiegare in situazioni di necessità.

In caso di mancanza di riserve, in ogni caso, risulta consigliabile ridurre il numero di uomini e risorse impiegate all’intero del contesto urbano, più facile da difendere anche in condizioni di svantaggio numerico, così da rinforzare i fianchi e le aree del fronte più fragili.

L’artiglieria

I grandi protagonisti della battaglia sono stati alcuni dei sistemi di più antica concezione ancora presenti sul campo: le artiglierie e i mortai. Usati in gran numero da entrambi i contendenti, hanno generato uno scenario molto simile a quanto visto nel corso della Prima Guerra Mondiale sui fronti europei.

Ogni giorno, migliaia di colpi sono stati lanciati contro le prime linee e le retrovie di Bakhmut, trasformando irrimediabilmente il panorama della zona. Insieme al fango, le artiglierie hanno contribuito a creare un terreno estremamente irregolare ed ostile ad ogni movimento, infliggendo ingenti danni in fatto di perdite umane e materiali.

D’altro canto, il vasto e continuo impiego di artiglieria ha costretto entrambi gli schieramenti a veicolare un elevatissimo numero di munizionamento nell’area di Bakhmut, impoverendo i depositi e le altre sezioni del fronte, ora meno interessati dai combattimenti.

Edificio distrutto
Edificio sventrato a Soledar
Bakhmut bombardata
I bombardamenti con proiettili incendiari nella notte di Bakhmut

Grande preoccupazione, inoltre, è emersa dai comunicati ufficiali della NATO e dai vari Paesi europei, ormai rimasti a corto di munizionamento per armi pesanti. La stessa difficoltà, in ogni caso, ha coinvolto anche i russi, che si sono ritrovati in una situazione di momentanea tensione tra alcuni reparti presenti al fronte – in particolare il Gruppo Wagner – ed i vertici del Ministero della Difesa, accusati di non fornire sufficienti risorse ai combattenti. Di conseguenza, l’artiglieria va considerata ancora una volta come uno strumento di fondamentale importanza per l’esito di una qualsiasi battaglia od operazione militare.

L’azione dell’artiglieria, in particolare, diviene ancor più fondamentale nel caso di una situazione di stallo al fronte e di una battaglia di logoramento, proprio come avvenuto a Bakhmut. Bisogna, tuttavia, tener conto che l’impiego massiccio di armamenti simili richiede anche la presenza di un sistema di produzione industriale capace di sostenere lo sforzo bellico per un lungo periodo, così da evitare interruzioni nell’uso di tali armamenti.

Il ruolo delle PMC

Nonostante il numero e la tipologia di unità impiegate da entrambi gli schieramenti a Bakhmut, i grandi protagonisti della battaglia sono stati gli uomini del Gruppo Wagner. Nel giro di pochi mesi, la compagnia militare privata russa ha incrementato vertiginosamente il numero dei propri uomini, raggiungendo una cifra di circa 50.000 combattenti all’inizio dell’anno 2023. Questo impressionante incremento è dovuto principalmente all’arruolamento – in gran parte volontario – di una fetta della popolazione carceraria russa, alla quale era offerta la libertà in cambio del servizio al fronte.

Servizio che, in gran parte, è stato svolto tra le trincee di Bakhmut, dove i nuovi arruolati della Wagner sono stati ripetutamente impiegati nel corso di azioni offensive, spesso rivelatesi inconclusive. Tuttavia, la grande disponibilità di risorse umane, unita alla possibilità di contare sul supporto di innumerevoli sistemi d’artiglieria e corazzati, ha permesso ai comandi del gruppo di ottenere, passo dopo passo, importanti conquiste territoriali, fino al raggiungimento dell’attuale situazione tattica intorno al centro minerario.

 

Uomini della Wagner sotto il cartellone di un villaggio nei pressi di Bakhmut
Centro Wagner
Centro Wagner a San Pietroburgo

La crescita del gruppo, tuttavia, non è passata inosservata all’interno della Federazione Russa. Come anticipato nelle righe precedenti, sono numerose le testimonianze e le indiscrezioni riguardanti gli screzi venutesi a creare tra la leadership del gruppo ed il Ministero della Difesa della Federazione Russa, in maggior parte dovute al crescente ruolo primario assunto dal Gruppo nel corso degli eventi di Bakhmut. Di conseguenza, è facilmente intuibile che il sistema Wagner – per quanto risulti particolare agli occhi di molti – si sia rivelato particolarmente efficace dal punto di vista bellico, in parte anche grazie al sistema ideologico – economico del gruppo.

E’ logico intuire, a tal punto, che il ruolo e l’importanza esercitata da PMCs o gruppi dalla forte componente ideologica, soprattutto quando dotati di ampie risorse economiche e tecnologie militari, sia destinato ad aumentare sempre più sui campi di battaglia contemporanei e futuri. A far la differenza, in particolare, è la presenza di una forte motivazione (dettata da differenti cause) a combattere, caratteristica che, a volte, è venuta spesso a mancare in altri reparti regolari delle Forze Armate russe e delle FF.AA regolari di altre nazioni impegnate in differenti contesti.

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Andrea De Poli

Classe 1996, si è laureato nel 2020 in Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, perfezionando, in seguito, gli studi in Affari Strategici presso la LUISS di Roma.
Attualmente lavora per il gruppo aziendale di famiglia, dedicando una parte del proprio tempo libero allo
studio dei principali conflitti armati, sociali e politici del Novecento e dei giorni nostri. Negli anni, ha
destinato una particolare attenzione anche all’intero contesto sociale, politico ed economico del Medio
Oriente, dell’Ucraina e dell’Africa Settentrionale. Nel 2021, ha pubblicato “Hezbollah: Storia, organizzazione
e dottrina del Partito di Dio”.

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